Black Mountains + Astral Propeller

 

Un lavoro di Fabrizio Favale

 

 

Coreografia Fabrizio Favale
Set, costume e art work First Rose
Danzatori Daniele Bianco, Daniel Cantero, Pietro Conti Milani, Alessio Saccheri, Daniel Tosseghini, Po-Nien Wang
Co-produzione Festival MILANoLTRE, KLm – Kinkaleri / Le Supplici / mk
Con il contributo di MIC / Regione Emilia-Romagna / Comune di Bologna
Realizzato in residenza artistica presso Teatro Consorziale di Budrio

 

 

Foto First Rose

 

 

 

 

Lavoro dal carattere tellurico, scuro, selvatico Black Mountains è un brano tutto al maschile e seppur molto astratto e danzato, ha in qualche modo a che fare con le tradizioni ancestrali estinte del sud Italia, specie quelle che prendevano forma nei paesaggi e località montane, come ad esempio le figure dei campanacci di San Mauro o gli Uomini-albero lucani.
Rimandi ad alcune di quelle figure, intese come profili o disegni astratti dalla loro ambientazione e temporalità originaria, assieme a profili stilizzati di elementi della natura di quei luoghi (nebbia, buio, lunghi rami di profili di alberi), compaiono dentro la trama coreografica, ma in un senso random, legato al caso (non alla narratività). I toni del nero di questo lavoro uniformano tutti gli elementi visivi danzati e scenici su un piano di astrazione. La danza si sviluppa in un sofisticato contenuto tecnico.
Il set è costituito da un teatro smontato, come un campo aperto dal carattere industriale dismesso, dove le luci, molte delle quali a vista su palco e oltre il palco, si muovono in senso random, e alcune di queste sono mosse direttamente dai performers.
La predominanza del controluce, evidenzia la velocità di alcune danze che risultano come scie luminose nello spazio.
Altri elementi scenici sono un fondale in seta grigio montato a mezz’asta che non tocca a terra e che produce singolari bagliori, e due ponteggi in metallo montati in forme fatte di semplici linee geometriche.

 

 

Quasi all’opposto Astral Propeller è un lavoro dal carattere rarefatto, etereo. Nel titolo è espresso il desiderio di mettere insieme qualcosa di astrale, cosmico, con qualcosa di meccanico, funzionale, un motore che spinge e che trascina, una dinamica, un’elica.
Questo lavoro presenta un carattere dai toni chiari e glaciali. Chiarori di luce, come di bagliori nel cielo o aurore boreali, proiettano verso un orizzonte stellare. La trama coreografica è non lineare, apparentemente legata a un senso random e al caso, dentro cui si muovono improvvise simultaneità che fanno coordinare i danzatori su ripetizioni complesse, in canoni e rotazioni come di ingranaggi di motori.

 

 

 

 

 

 

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