Danze Americane
 
variazioni e sperimentazioni

 

Un lavoro di Fabrizio Favale

 

 

Coreografia e danza Fabrizio Favale
Set, costume e art work First Rose
Ringraziamo Sandra Fuciarelli (tecnica Limón), Roberta Escamilla Garrison (tecnica Cunningham) per il confronto sulle tecniche e metodologie utilizzate
Co-produzione Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, Festival Danza in Rete, Festival MILANoLTRE, KLm – Kinkaleri / Le Supplici / mk
Con il contributo di MIC / Regione Emilia-Romagna / Comune di Bologna
Con il sostegno di h(abita)t – Rete di Spazi per la Danza
Il progetto è stato realizzato con il contributo di ResiDanceXL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, azione del Network Anticorpi XL

 

 

Lavoro selezionato alla NID – Platform 2023

 

 

Foto Sara Deidda, Agostino Mela, First Rose

 

 

Altre versioni del lavoro per spazi non convenzionali:
 
Version for landscape
Questa versione si svolge interamente in paesaggi all’aperto
 
The industrial version
Questa versione si svolge all’interno e in dialogo con spazi industriali
 
The botanical version
Questa versione si svolge all’interno di orti botanici

 

 

Allontanandosi da assetti puramente spettacolari questo lavoro presenta una serie di sequenze danzate come fossero degli esercizi o un training in cui il danzatore, partendo da alcune tecniche e modalità della danza Moderna e Postmoderna Americana da cui egli stesso proviene, le articola e le proietta verso il futuro in libere e sperimentali possibilità di sviluppo.

 

Fabrizio Favale (attualmente 53 anni) torna a danzare un lavoro coreografico in forma di assolo, lavoro che sceglie di concentrare l’attenzione sulle tecniche (non sulle coreografie) ideate e messe a punto in particolare da Merce Cunningham e José Limón e su alcune modalità della danza di Trisha Brown (che non codificò mai una tecnica specifica).

 

Danze Americane vuole raccogliere e interrogarsi sulle eredità di quelle pratiche, in un’indagine e riscoperta dei contenuti dinamici, qualitativi, compositivi, posturali. Costruendo e decostruendo sequenze, architetture e complessità di articolazione del movimento del corpo, il danzatore attraverso la sperimentazione “in diretta” cerca di volta in volta gli snodi che consentono possibili evoluzioni, suggerimenti, derive.

 

Il lavoro presenta un totale di 7 sequenze, di cui 2 realizzate partendo da modalità Trisha Brown, 4 dalla tecnica Cunningham e 1 dalla tecnica Limón. Ciascuna sequenza viene ripetuta due volte, la prima volta senza musica e la seconda su un brano ogni volta diverso. In seguito il danzatore scompone e ricompone liberamente le sequenze, in un senso di sperimentazione e ricerca di nuovi e inediti movimenti, combinazioni, qualità del movimento. Il numero, le modalità o le tecniche a cui si riferiscono le sequenze sono annunciate al pubblico dal danzatore stesso via via che le esegue.

 

Gli spazi ideali per la presentazione di Danze Americane sono Teatri con palcoscenici disallestiti, in cui tutti gli ingranaggi e le luci sono a vista; spazi industriali, espositivi ecc.

 

 

Nubla

 

 

Ideazione Fabrizio Favale
Una collaborazione Fabrizio Favale & C.G.J. Collettivo Giulio e Jari
Danzatori Jari Boldrini e Giulio Petrucci
Musiche originali Simone Grande
Co-produzione Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, Festival Danza in Rete, Festival MILANoLTRE, KLm – Kinkaleri / Le Supplici / mk
Con il contributo di MIC / Regione Emilia-Romagna / Comune di Bologna
Con il sostegno di h(abita)t – Rete di Spazi per la Danza
Il progetto è stato realizzato con il contributo di ResiDanceXL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, azione del Network Anticorpi XL

 

 

Per questa nuova creazione Fabrizio Favale circoscrive e condivide con i danzatori e coreografi Giulio Petrucci e Jari Boldrini le intuizioni derivate dalle fasi più sperimentali di Danze Americane.

 

Il tentativo è quello di trasmettere quei materiali ad altri corpi, ad altre verifiche e intelligenze, verso sviluppi inaspettati, nuove articolazioni, libere derive.
Una volta ricevuti i materiali i due giovani artisti procedono in senso autonomo nella creazione dei contenuti di NUBLA: dagli assetti coreografici, ai costumi, all’ambiente scenico e sonoro.

 

NUBLA è un oggetto coreografico che procede per tentativi, talvolta anche solo abbozzati. I danzatori, attraverso la ripetizione di una pratica, tentano diversi approcci a materiali danzati, ripetendo, variando o abbandonando sequenze di movimento che mescolano un senso caotico e sperimentale con tecniche conosciute e codificate.

 

I danzatori lavorano perlopiù in accordo fra loro sul materiale da utilizzare all’istante, oppure si concedono segrete, personali varianti accompagnate dallo sguardo dell’altro. Talvolta intrecciati come fossero un unico organismo vivente, sperimentano non solo nuovi movimenti, ma anche inedite possibilità relazionali, nuove intelligenze del corpo singolo e del corpo sociale. L’eredità delle tecniche tramandate dalla danza americana è utilizzata qui come trampolino di lancio verso ciò che è solo ipotizzato. Verranno sperimentate qualità di movimento ignote, come fossero in dialogo con altri stati della materia, una materia corporea mobile e incoerente.

 

Questa esperienza nella sua incertezza dichiarata e nel suo sforzo fisico e creativo è condivisa in senso empatico fra spettatori e performer, dove insieme assistono ogni volta alla riuscita o meno dell’esperimento.

 

Questa breve opera / satellite è pensata per essere agganciabile alle performance di Danze Americane oppure come oggetto separato e indipendente.

 

 

 

 

PRESS REVIEWS

 

Danze fuori dal mondo e danze fuori posto alla NID
Recensione di Stefano Tomassini, TEATROECRITICA.NET 10/09/2023
“Fabrizio Favale con il geniale Danze Americane ha letteralmente tirato giù il teatro tra una dimostrazione di tecnica Limón, poi Brown e poi Cunningham”.

 

Un commento a Danze Americane
a cura di Agnese Doria, Altre Velocità, 29/10/2022
“It’s that whole visual experience” pare dicesse Cunningham parlando di danza. Qualche sera fa mi sono imbattuta nelle “Danze Americane” di Fabrizio Favale. Sono poco lucida e di parte perché la danza di Favale mi tocca corde sepolte e fa vibrare una parte misteriosa di me. Favale torna a danzare dopo forse un decennio in cui si era dedicato alla coreografia, dopo aver scelto quindi di attraversare quella sottile soglia che prova a trasmettere un flusso energetico e gestuale ad altri da sè. Torna ad abitare e esibire il suo corpo facendo a cazzotti con la memoria: imparare e trattenere certi linguaggi coreutici è una partita non secondaria che necessita di un viaggio. Nella valigia che appronta per questa attraversata sceglie di tornare (o ritornare) ai suoi maestri. Si appoggia, in un originale percorso autoriale, ad alcuni punti nevralgici delle ricerche intraprese da Cunningham, Trisha Brown e Limón per tornare da loro, con la maturità di un artista consolidato. Una riflessione incarnata, matura e ponderata, sulle eredità della stagione delle sperimentazioni delle “danze americane”. Da spettatrice mi sono abbandonata a visioni e dilatazioni, riverberi e disegni nell’aria, avendo l’occasione di ascoltare il mio di corpo e di sentire quanto bene stavo nello svuotamento dal brusio di fondo dei pensieri e degli affanni, sentendo quanto fosse giusto abbandonare il senso a favore dei sensi. Quanto fosse grande la possibilità regalata da un’astrazione libera da interpretazioni, dentro a cui poter entrare e uscire, libera dalle urgenze classificatorie tassonomiche di cui va ghiotto questo nostro oggi.

 

Danza in Rete off: a Vicenza la nuova generazione della danza internazionale
Recensione di Renzo Francabandera, PAC paneacquaculture.net 14/03/2024

Danze Americane.
Fabrizio Favale, presenza ormai salda nella coreografia indipendente italiana e che è a DIR Off con questo interessante progetto selezionato anche alla NID – Platform 2023 e da ResiDanceXL, presenta 3 delle complessive 7 sequenze coreografiche, proposte come fossero evoluzione di esercizi dentro un training.
Il danzatore, partendo da alcune tecniche e modalità specifiche della danza moderna e postmoderna americana (da cui l’autore stesso proviene per formazione, come chiarisce in un messaggio letto in italiano e inglese ad inizio spettacolo) propone esercizi di maestri come José Limón, Trisha Brown e Merce Cunningham, proposti al pubblico dapprima, per così dire, in purezza; poi lo stesso esercizio viene riproposto su base musicale e successivamente sviluppato in una versione arricchita da spunti e stimoli più vicini al segno coreografico contemporaneo, mostrando il legame fra questi meravigliosi germogli originari del secolo passato e le declinazioni gestuali e artistiche che da quelle ancora vivono nel presente della danza.
Dalla tecnica del grande maestro messicano Limón, che si sviluppa attraverso una suddivisione in isolamenti di impulsi localizzati, indirizzati in tutte le direzioni, alla ricerca di Brown, fino a chiudere con un adagio Cunningham, andando così ad attraversare con pochi ma chiarissimi segni i decenni centrali del secolo scorso, quelli fra gli anni Trenta e gli Anni Cinquanta. Full Scholarship presso American Dance Festival 1990, Favale, giovanissimo, nel 1996 è stato nominato “miglior danzatore italiano” dal Premio G. Tani e dopo aver portato il suo codice in Italia e all’estero, nel triennio 22-24 Fabrizio Favale è Artista Associato di MILANoLTRE.
Qui negli esercizi, al principio dei quali vengono abbassate alcune quinte e il fondale per lasciare visibile la scatola nuda del palcoscenico e quindi lo spazio dell’arte svuotato di artifici, viene usata anche la tecnica che ha condotto al presente. È un commovente viaggio nella storia del linguaggio, a ben guardare, proposti non a caso in avanzamento cronologico, e questo rende visibile il passaggio dalle forme ancora ibridate con la gestualità del balletto, di Limón, a quelle più psicologiche e libere di Brown fino al rapporto di Cunningham che libera il movimento dal bisogno di “spiegare” la musica, facendo esplodere il corpo in tutto il suo potere significante.
Il lavoro ha un suo nitore, particolarmente apprezzabile da chi è appassionato di storia, di evoluzione dei segni, di comprensione del loro farsi, mescolarsi, riprendersi e lasciarsi per andare oltre. Sotto questo profilo Danze Americane, un po’ come Lezioni Americane di Calvino, vuole tornare su alcuni concetti chiave per riportarli all’oggi con uno sguardo al futuro.